Diamo speranzosi il benvenuto al neonato Fondo nazionale reddito energetico, stanziamento da 200 milioni di euro che – a sentire le voci governative – dovrebbe rafforzare il cammino verso una “equa sicurezza energetica”, facilitando l’acquisizione e l’installazione di impianti fotovoltaici da parte di famiglie in condizione di disagio economico. Il Decreto (firmato dal Ministro dell’Ambiente Pichetto), è in fase di trasmissione alla Corte dei Conti per la registrazione e sarà poi reso operativo dal GSE.

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Discriminante per accedervi sarà l’appartenenza a nuclei familiari con ISEE inferiore ai quindicimila euro – a trentamila se si hanno almeno quattro figli a carico – andando così ad agevolare quella fascia di popolazione (che l’Istat fa ammontare a circa l’8,9%) di famiglie italiane “in povertà energetica”: grazie a produzione ed autoconsumo dell’energia potranno godere di abbattimenti anche importanti sulla bolletta elettrica.

L’intervento consisterà in un contributo in conto capitale a fondo perduto.

Il Fondo è di natura rotativa, si dovrebbe, cioè, ricostituire automaticamente.

In misure già approvate in passato ciò avveniva mediante la vendita dell’energia elettrica prodotta in eccesso, i cui beneficiari della misura si impegnavano – giustamente – a cederne i proventi al Fondo stesso, che quindi si rilivellava.

Per l’ottanta per cento i fondi saranno appannaggio, oltre che della Regione Puglia, anche di Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Sardegna e Sicilia, le cui Amministrazioni potranno incrementarne volendolo la dotazione.

Gli impianti fotovoltaici dovranno essere di potenza nominale tra i due ed i sei kilowatt e non superare comunque la potenza nominale in prelievo del decreto, realizzati su coperture, superfici, aree e pertinenze su cui il beneficiario vanti un valido diritto reale e rispettare naturalmente eventuali vincoli paesaggistici.

Le intenzioni del Fondo sono senz’altro sottoscrivibili: se ne attendono ora le linee operative per renderlo realmente attivo, con la consueta preoccupazione che l’eccesso di burocrazia e di rinvii tecnici non ne stemperino l’attesa.

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